lunedì 31 gennaio 2011

Confronto tra Spreadsheet e DBMS

Spreadsheet

Per spreadsheet in informatica si parla di un software di produttività personale. È un programma che ci permette di effettuare calcoli, elaborare dati e tracciare rappresentazioni grafiche.
L’invenzione del foglio elettronico si deve a Bricklin. L’idea gli venne vedendo un suo professore universitario che disegnava una tabella di risultati di calcoli su una lavagna. Quando il professore rilevò un errore, dovette cancellare e riscrivere un’intera sequenza di valori nella tabella, facendo venire in mente a Bricklin che si poteva replicare il procedimento in un computer.
La sua idea divenne VisiCalc, il primo foglio elettronico, nonché la “killer application” che trasformò il personal computer da hobby per appassionati di computer in strumento di lavoro.
Microsoft Excel è un esempio di spreadshee tra i più diffusi. Il principio su cui si basa il foglio di calcolo è semplice: fornire una tabella, detta anche foglio di lavoro, formata da celle in cui si possono inserire dati, numeri o formule. Le celle sono la base fondamentale del foglio di calcolo, esse, per essere riconoscibili, sono costituite da una lettera e un numero. Le colonne sono indicate dalle lettere, le righe dai numeri.
Per ogni cella può essere scelta una determinata formattazione: carattere, dimensione e colore del carattere, grassetto, corsivo, colore e elementi dello sfondo.
Una cella può contenere un numero o del testo, o eseguire una formula e una funzione su altre celle.

DBMS

Un DBMS è costituito da un complesso insieme di programmi software che controllano l'organizzazione, la memorizzazione e il reperimento dei dati (campi, record e archivi) in un database.

Un DBMS accetta richieste di dati da parte del programma applicativo e "istruisce" il sistema operativo per il trasferimento dei dati appropriati. I DBMS sono regolati da meccanismi di autorizzazione mediante l’utilizzo di password che tutelano i contenuti nell’intero database o in una parte di esso.
I tre tipi di organizzazione più comuni sono il modello gerarchico, il modello reticolare e il modello relazionale: il modello dominante oggi è quello relazionale, normalmente utilizzato con il linguaggio di interrogazione SQL.
I DBMS relazionali sono detti anche RDBMS (Relational DBMS). Si tratta di un modello di database che consiste di diversi file separati che sono correlati l'un l'altro attraverso un campo chiave, ovvero un identificatore univoco della tupla. Si può accedere alle informazioni memorizzate in un file attraverso uno o più file, grazie alle relazioni stabilite tra questi.
Ad esempio, un database relazionale vede il collegamento fra un database anagrafico degli impiegati in una società ed il database delle retribuzioni, tramite un codice univoco che identifica il singolo impiegato.
Un DBMS fornisce agli utenti questi servizi:
- Persistent storage: permette la memorizzazione di grandi quantità di dati, ma garantisce una flessibilità molto più elevata
- Programming interface: permette agli utenti di accedere e modificare i dati attraverso un potente linguaggio di interrogazione
- Transaction management: supporta l'accesso concorrente ai dati evitando conseguenze indesiderate dovute a crash del sistema o dell'applicazione.
Tra i DBMS più diffusi il più conosciuto è sicuramente ACCESS, ideato dalla Microsoft, che ha la grande qualità di poter essere usato a più livelli, sia da programmatori esperti che da utenti alle prime armi. A differenze degli altri software, in Access un unico file comprende tutti gli strumenti per lo sviluppo delle applicazioni.

Comunicazione

Si riduce il numero degli iscritti a Scienze della Comunicazione dal anno 2006 al 2010

Dall’osservazione dati del Miur e dei siti dei singoli atenei italiani, emerge che l’andamento dei corsi in Scienze della Comunicazione dopo la riforma del 3+ 2: per l’anno accademico 2001-02 si contavano in Italia 68 corsi triennali della classe 14, per il 2006-07 sono 70. Tenendo conto, però, che tra il 2003 e il 2005 è stata toccata una punta di 78 corsi, poi calati a 73 l’anno successivo e a 70 quello dopo. Vediamo adesso il trend degli iscritti sui dati del Miur: dall’inizio del decennio a oggi si registra un costante calo delle immatricolazioni, dovuta a una politica di contenimento degli ingressi nei singoli atenei. Dai 19.587 immatricolati nel 2001/02 si è arrivati nel 2006/07 a 11.334, con una decrescita media del 10,6 % ogni anno.

Per quanto riguarda il numero totale degli iscritti a Scienze delle Comunicazione, dopo il picco di 57mila del 2004-05 (dai 26.500 del 2001/02) si va verso la stabilizzazione, con un lieve calo rispettivamente dell’1,5 e del 6 per cento nei due anni successivi. Interessanti sono i dati forniti dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’ Università Sapienza di Roma consultabili sul sito http://www.uniroma1.it/infostat/default.php.

La cosa fa alquanto riflettere come i corsi di laurea in SdC, però, hanno goduto più di interesse mediatico che della convalida di consolidate tradizioni accademiche.

Le perfomance sul mercato del lavoro non sono state quelle attese, alcuni attribuiscono questo problema alla poca selettività che si è venuta a creare alla Sapienza e anche in altri atenei, dove si deliberò di abrogare il numero programmato non appena terminato il primo quinquennio del corso presentando Scienze della comunicazione come il corso di laurea del futuro, in grado di creare figure con una preparazione flessibile e come tali altamente competitive nei più disparati contesti lavorativi. Questo provocò un boom di iscrizioni, tanto che la facoltà di Scienze della comunicazione della Sapienza che già al primo anno della sua istituzione era già la facoltà con la più alta popolazione studentesca dell'intero ateneo romano.